L'ALTRA SERA UN DISCO MI HA SALVATO LA VITA

  • di Emanuele Bigi
  • 01/03/2021

Che potenza la musica, che potere inarrestabile. La puntina del giradischi entra nel solco del disco e le canzoni che ne escono restano impresse nel nostro cervello, a volte in modo indelebile come poche altre cose nell'arco della nostra vita. Non tutti sanno che il nostro cervello è fatto in realtà di due cervelli: il primo è il cervello arcaico, limbico, localizzato nell'ippocampo, che non si è praticamente evoluto da tre milioni di anni sino ai giorni nostri, piccolo ma dalla forza straordinaria, capace di controllare tutte le nostre emozioni. Il secondo è quello cognitivo, molto più giovane, che nasce centocinquantamila anni fa con il linguaggio e che ha avuto uno sviluppo straordinario, specialmente grazie alla cultura. Senza dubbio la musica agisce su entrambe ma per qualche motivo non facile da dimostrare, più sul primo che sul secondo anche se all'apparenza sembrerebbe il contrario. Durante i sedici anni al PLANET MUSIC (www.lavendettadeldisconero.it) ho comprato e venduto decine di migliaia di dischi 33 giri, 45 giri e cd. Attaccare sui dischi e cd uno o più post-it con commenti/recensioni mi è sembrata sin dall'inizio una buona idea. Il commento crea complicità con il cliente, suggerisce, insinua, getta una piccola luce. Nessuno infatti può conoscere le centinaia di migliaia di titoli che sono stati pubblicati dagli anni '50 ad oggi. Io stesso, dalla posizione favorevole di compratore anche di grandi blocchi (nel 1998 ad esempio record di 35.000 lp acquistati da una cinquantina di privati in giro per l'Italia) a distanza di 30 anni dal mio primo ascolto in vinile, continuo a scovare autori e dischi mai visti prima. Con quel piccolo commento scritto sul posti-it e attaccato al disco, sotto la custodia plastificata che protegge la preziosa copertina, tento umilmente e senza presunzione di dare qualche coordinata sul genere, sull'apprezzamento delle riviste e dei libri dell'epoca; spesso anche quel che penso io stesso di quel disco. Tocca poi al cliente scoprire, se ne avrà voglia, ascoltandolo, se è un buon disco per lui. Gli impianti hi-fi del negozio sono a disposizione. Serve solo il tempo. Questa mania del commento/recensione che condivido con Corrado Barigazzi (pilastro del Planet Music nonchè uno dei più grandi esperti di musica a 360 gradi che io abbia mai conosciuto) me la porto dietro, latente, dalle scuole superiori quando riempivo intere agende con i commenti dei dischi che ascoltavo all'epoca. Mi diverte rileggere quelle recensioni e riascoltare quei dischi oggi a distanza di 25/30 anni perchè, a parte l'enfasi, sono ancora vere, sincere. Le recensioni e i commenti che metto oggi sui dischi (e che ritrovate nel sito) sono un tentativo di catturare lo spirito del disco anche se inevitabilmente sono spesso molto personali, troppo per avere un fondamento oggettivo. L'ascolto è sempre legato a un momento della giornata, a un periodo della vita, ad uno stato d'animo, ad una condizione emotiva, ad una situazione sentimentale più o meno brillante. Quello che una canzone o un intero 33 giri ci comunica dipende in gran parte dalla nostra predisposizione, dalla nostra storia musicale, dalla preparazione, dall'apertura mentale, persino da una sorta di candore. Allo stesso tempo però non è detto che un disco trasmetta le stesse emozioni a due persone con lo stesso background musicale, con le stesse conoscenze. Quando i nuovi clienti mi chiedono un consiglio su un disco mi trovo sempre in grande difficoltà perchè non sono un mago. Come pensa mia moglie un pazzo forse, ma non un mago. Consigliare un disco è una grande responsabilità: la musica per tanti aspetti è una cura per lo spirito, spesso per l'umore, a volte per l'anima. L'ascolto di un disco per chi prende la musica sul serio può avere effetti imprevedibili, nel bene e nel male. Dovrebbero scrivere sulle confezioni "maneggiare con cura", "attenzione può avere effetti collaterali", "sconsigliato a chi soffre di cuore" e adesso che ci penso ci sono davvero gruppi che hanno messo nelle copertine dei dischi indicazioni di questo tipo, più o meno in modo ludico e più o meno consapevoli della loro importanza. Ho ascoltato decine di migliaia di dischi, molti per piacere, altri per dovere, da ex pianista e studioso della storia della musica classica, contemporanea e jazz. Qual'è il giusto disco da consigliare a te ? Mi serve sapere chi sei, cosa hai ascoltato fino ad oggi, cosa cerchi nella musica, cosa ti incuriosisce. Mi serve la tua carta d'identità musicale, sapere da dove sei partito. Ho visto in tutti questi anni clienti metallari scoprire il rock psichedelico e il blues-rock di fine '60-'70, altri che amavano il progressive rock '70 passare al jazz e alla classica, giovani con le orecchie "aperte" tornare al country-roots '60-'70 dopo aver ascoltato l'ultimo e straordinario Johnny Cash, ragazzi e dj molto giovani partiti dall'house '90-'00 scoprire il magico mondo del funky e del rare-groove anni '70 e così via. Ho visto però anche dei rocker puri comprare sempre e solo rock di quello buono, rigorosamente fine '60 e '70 senza spostarsi di un centimetro. L'idea che mi sono fatto, ma potrei sbagliare, è che siamo tutti in viaggio musicalmente parlando. Quando entro un minimo in confidenza con il cliente allora posso azzardare qualche consiglio ma devo sapere a che punto è del suo viaggio. Il viaggio può essere anche ciclico (così come gli indiani percepiscono il passare del tempo e delle stagioni) e non in linea retta. Non è nemmeno una linea ascendente dove, come ritengono gli accademici, il pop e il rock stanno in basso, la classica e la musica colta in alto, il jazz nel mezzo (o sopra a tutto il resto a seconda del punto di vista). Piuttosto è un viaggio fatto di continue deviazioni, fermate, scoperte, qualche brutto incontro anche. Un viaggio che però ti arricchisce perchè la musica è più di un'arte: è gioia, compagnia, cura, sfogo liberatorio, danza, interruttore e catalizzatore di emozioni. Quando i nuovi clienti mi chiedono: "ma tu che musica ascolti ?" devo rispondere "tutto" e "di tutto" ed è la pura verità. Ho iniziato ad ascoltare musica con un MARANTZ SUPERSCOPE (già il nome era tutto un programma) portatile di fine '70, uno di quei maxi-radioni con musicassette resi celebri dai primi rapper e break-dancer americani, un poco più piccolo di quello che si vede sulle spalle del gigante nero nel bellissimo film "Fa' la cosa giusta" di Spike Lee. Ascoltavo hard-rock e metal (Iron Maiden, Ac/dc, Van Halen, Deep Purple, Saxon, Scorpions, etc.) ma anche Bennato e Branduardi, i Beatles e gli Stones, I Genesis e i Pink Floyd e via così. Tutto su musicassetta almeno per i primi anni. Il primo disco comprato è stato FOR THOSE ABOUT TO ROCK degli AC/DC nel dicembre del 1981 per i miei 13 anni. Lo comprai da Tosi Dischi e più precisamente da Sergio Corghi meglio noto come "Tappo" che credo abbia venduto dischi ad almeno metà della popolazione reggiana . Da allora ho ascoltato e suonato di tutto perchè la qualità si nasconde in tutti i generi, basta cercarla. Consigliare dischi, commentarli in modo onesto, far scoprire autentiche perle ingiustamente dimenticate regala però delle bellissime sensazioni. La musica è condivisione. Migliora la qualità della vita e la rende più ricca e interessante. Non intendo la musica di sottofondo, il rumore bianco che ci insegue dappertutto, persino nei bagni dei centri commerciali. Intendo la musica vera, quella che esce al massimo del suo splendore da un 33 giri su un buon giradischi con buona puntina, collegato ad un buon impianto hi-fi, con tutte le frequenza al completo (senza i tagli necessari alla compressione come nel caso della musica liquida) e sopratutto con la rotondità e il calore del suono tipico del vinile. Il potere della musica è come la magia: può essere buona o cattiva. Sta a te trovare qual'è la magia buona per il tuo viaggio. Qualche volta un buon disco può davvero salvarti la vita.